HA COMPIUTO 100 ANNI DORI BUFFO, IL “DECANO” DEI SOCI DEL PICCOLO TEATRO CITTÀ DI SACILE

attore della Compagnia per circa un ventennio, quindi membro degli Organi Sociali e oggi tra i Soci Onorari dell’Associazione, iniziò a calcare il palcoscenico a quasi 70 anni, passando con disinvoltura dai classici al teatro dialettale, da Pirandello a Goldoni

indimenticabile il ruolo del prete di campagna “don Alessio” nei “Balconi sul canalazzo”, tra le più celebri commedie del repertorio veneto, e il suo “paron Toni” delle “Baruffe chiozzotte”

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Ha compiuto 100 anni in questi giorni il “decano” dei Soci del Piccolo Teatro Città di Sacile, Isidoro “Dori” Buffo, oggi Socio Onorario dell’Associazione sacilese, nella quale è stato per un ventennio attore a cavallo del nuovo secolo, cominciando a quasi settant’anni sotto la guida di Fulvio Picco in uno dei “cavalli di battaglia” del teatro italiano, ovvero “L’uomo dal fiore in bocca” di Luigi Pirandello, nel quale debuttò al Teatro Ruffo a dicembre del 1990, come degna “spalla”, nel ruolo dell’Avventore, di Claudio Mocci, nei panni del personaggio che dà il titolo alla pièce.
La sua precisione, la prodigiosa memoria e l’indubbio estro artistico sotto i riflettori gli fecero guadagnare presto altri ruoli in scena, in due successive produzioni tratte dal repertorio dialettale veneto: “La festa del bòcolo” di Attilio Schiavoni (1992), e un grande classico del teatro veneto, ovvero “I balconi sul canalazzo” (1994), una commedia che si ricorda ancora tra le più divertenti tra quelle proposte dal Piccolo Teatro, nella quale Dori vestiva i panni dell’ingenuo prete di campagna “don Alessio”, che arrivava a Venezia per un congresso di alti prelati, ospite di una famiglia di “parvenu”, dove finiva involontariamente per gettare scompiglio, con ovvi esiti comici. “Una volta andammo a recitare d’estate all’aperto e proprio nella ‘scena madre’ del monologo di don Alessio, mentre era solo su palco, un quadro si staccò dalla parete, andando a colpire un vaso sottostante, che cadde fragorosamente a terra frantumandosi in mille pezzi – ricorda la Presidente del Piccolo Teatro, Chiara Mutton. Contrariamente al nostro sconcerto dietro le quinte, Dori non perse per un attimo la concentrazione, inventandosi una battuta ad hoc per commentare l’accaduto e strappare una risata al pubblico. Ci riuscì così bene che un gruppo di signore, a fine spettacolo, andò a complimentarsi con lui, chiedendo come riuscivamo ogni sera a far cadere il quadro esattamente in quel punto del copione. Davvero esilarante!”. A questo successo seguirono i personaggi interpretati in molti altri testi, come ad esempio nella commovente “Piccola Città” di Thornton N. Wilder, negli atti unici dialettali “Santa Rosa – La bela combatuta” di E. Paoletti e in “Amor in paruca” di G. Gallina, nel vaudeville “Le sorprese del divorzio” e in alcuni eventi speciali come la messa in scena dei “Ricordi” di Polidoro Del Ben, Provveditore settecentesco dell’Ospitale di San Gregorio. Un altro personaggio “tagliato” sulla sua verve è stato senz’altro il “paron Toni” delle “Baruffe chiozzotte”, applaudite in più di 90 repliche e pluripremiate dal 2000 in poi, con la regia di Flavio Rover. Dopo la richiesta di “pensionamento” dalle scene, Dori Buffo è stato per diversi anni membro del Collegio dei Revisori dei Conti ed è tuttora tra i Soci Onorari del Piccolo Teatro.
“Dori è sempre stato una persona molto ricca di umanità, di esperienze di vita, che ci raccontava con grande brio, mostrando di trovarsi perfettamente a proprio agio nel gruppo, insieme a compagni di palcoscenico di tutte le età, e con il simpatico supporto della moglie Marisa. Per questo lo ricordiamo sempre con grande affetto e lo ringraziamo per quanto ha dato all’Associazione e a tutti noi” prosegue Chiara Mutton. “A lui i nostri più cari auguri e un pensiero speciale per questo speciale compleanno: gli dedicheremo idealmente la nostra prossima recita, il ‘Borghese gentiluomo’ del 23 settembre a San Vito al Tagliamento”.
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