SCOPPIETTANTE MA RAFFINATO "VAUDEVILLE" IN VERNACOLO
TRIESTE - Nulla può la Musa poetica contro i continui attacchi di una suocera. Lo sa bene il poeta Enrico Duval, protagonista di «Le sorprese del divorzio», portato in scena al Teatro Pellico, ospite dell’Armonia, dal Piccolo Teatro Città di Sacile. Lo spettacolo, diretto da Flavio Rover, si rivela, in particolare nel II e III atto, come uno scoppiettante e leggero, ma insieme anche raffinato, «vaudeville». Scritto nel 1888 da Alexandre Bisson e Antony Mars, «Le sorprese del divorzio» esibisce ancora un meccanismo comico molto ben oliato. E lo spettacolo trova un valore aggiunto nell'adattamento, firmato da Flavio Rover e Chiara Mutton, che alterna nei dialoghi, con effetto simpatico, lingua italiana e dialetto veneziano. La trama prende spunto da un tema classico, il pessimo rapporto tra genero e suocera, ma non è scontata la miccia che innesca il ritmo della pochade. Enrico ha sposato Diana, una fanciulla con «niente nella testa, niente nel cuore, leggera come un'uccellino, civetta come una gatta» che, in dote, ha portato pure una madre insopportabile e invadente. Esasperato dalle due donne, Enrico divorzia, si risposa con Gabriella, torna nella sua Venezia. Ma un brutto giorno scopre che il padre di Gabriella, tra tutte le donne del mondo, durante un viaggio ha appena portato all'altare proprio Diana, con immancabile madre al seguito più agguerrita che mai. Insomma, Enrico scopre che la sua ex moglie, adesso, è diventata sua suocera! Sul palcoscenico ottima l’interpretazione di Flavio Rover, nei panni di Enrico. Ma non mancano di carattere anche altri personaggi, come il signor Dolfin (Rino Pezzato), la suocera (Patrizia Modolo), la zia (Elisabetta Basso) e Gabriella (Paola Taffarello). L'intero cast, completato da Federica Gasparotto, Daniele Poletto e Gino Santacatterina, sa difendersi dalle insidie del ritmo forsennato del vaudeville, e conquista numerosi applausi. Belle e curate nei particolari sono le scenografie di Edmondo Trivellone, Daniele Indrigo e Eustachio Racano. Annalisa Perini, Il Piccolo
La commedia
Enrico Duval, poeta di belle speranze, ma di scarso successo, vive continuamente assillato dall'onnipresente suocera, la signora Bonivard. Nonostante il conforto della zia materna Marina Contarini, giunta da Venezia in suo aiuto, viene inesorabilmente trascinato all'esasperazione e divorzia infine da Diana, mogliettina un po' troppo svagata e succube della madre. Due anni dopo Enrico si risposa con Gabriella, figlia di Alvise Dolfin, un simpatico vedovo veneziano in viaggio con la figlia a Parigi e si trasferisce con loro in una villa della terraferma veneziana. Tutto va relativamente bene, ma ahimè, dopo un viaggio di cura, il suocero ritorna ringiovanito e... risposato. Con chi? Ma con Diana naturalmente! e così il povero Enrico si ritrova in casa l'ex-moglie, ma soprattutto la terribile Bonivard. A questo punto la zia Marina consiglia molto saggiamente ad Enrico di non far sapere a Dolfin e a Gabriella che Diana è stata la sua prima moglie. Ma la cosa non è semplice e le bugie, si sa, "hanno le gambe corte..." Basterà il il ritorno di Champeaux, vecchio amico ed eterno innamorato di Diana, a liberare Enrico dall'ex-suocera e a riportare la pace in famiglia?
Note di regia
"Le sorprese del divorzio" (1888), di Alexandre Bisson e Antony Mars, vede in scena l'eterno scontro tra genero e suocera. Un tourbillon di incontri, scontri, litigi crolli e rinascite in cui le due mogli, la zia, il suocero e l'amico coinvolgeranno gli spettatori per tre atti. Il genere è detto "vaudeville" dal nome del teatro parigino in cui, a fine Ottocento, andavano in scena queste pièce i cui maestri furono Feydeau, Marivaux, Labiche e naturalmente Bisson. La trama ad incastro e la forza ritmica coinvolgente sono i capisaldi di queste opere, veri meccanismi ad orologeria. E così anche per "Le sorprese del divorzio", in cui il primo atto di presentazione, culminante nella promessa di divorzio, è seguito da un secondo esplosivo per l'attesa che si crea nello spettatore dell'evento bomba (suocera e genero che si rincontrano), ed un terzo in cui nasce e si svolge la risoluzione dell'intricata matassa. Nella versione presentata dal "Piccolo Teatro", la mescolanza di luoghi (Parigi, l'entroterra veneto) e di linguaggi (italiano e dialetto veneziano) contribuisce a caratterizzare ulteriormente i personaggi e ad accentuarne i contrasti, mettendo maggiormente in luce la vena comica delle situazioni.
Scheda tecnica
TIitolo
"Le sorprese del divorzio" di Alexandre Bisson e Antony Mars
Genere
Vaudeville in lingua e dialetto veneziano in tre atti
Durata
2 ore circa (compresi due intervalli)
SIAE
Opera tutelata
Palcoscenico dim. min.
larghezza mt 9 profondità mt 7 altezza mt 4 possibilmente: fissaggio scene con viti e chiodi sul pavimento; fondali e quinte nere
Potenza elettrica minima
12 kiloWatt (380 Volt trifase)
Allestimento
arrivo dei tecnici sul posto in mattinata; la Compagnia è dotata di proprio impianto audio e luci; si prega di comunicare nominativo referente locale per accoglienza ed eventuali informazioni tecniche; per qualunque chiarimento tecnico e logistico si prega di contattare direttamente la Compagnia