Organizzazione:
| Con in contributo e il patrocinio di:
|
Per deridere “in lingua” i suoi concittadini, Goldoni apparecchia questa commedia a Palermo, condita però dalle maschere della tradizione veneziana: Arlecchino-finto Armeno e compare di Brighella nel tentare di gabbare il Conte Anselmo con astruse anticaglie, Colombina serva astuta e pettegola e il vecchio Pantalone, che, maritata la propria figlia al Contino Giacinto, vede ora sfumare la dote nelle stramberie del Conte. Come se ciò non bastasse, tra la nuora Doralice, insidiata dal Cavaliere del Bosco, e la suocera Contessa Isabella, spalleggiata dalla frivola Madama Beatrice, non corre certo buon sangue… Chi salverà la famiglia dai suoi allegri disastri? |
Poetessa, sì. Ma prima di tutto cortigiana, e per questo lasciata ai margini della storia ufficiale. Eppure la veneziana Veronica Franco (1546-1591) fu un’intellettuale completa: scrittrice, musicista, curatrice di raccolte poetiche, saggista. Non fu un caso isolato, anzi. Ma la sua rimase una storia esemplare. La dedica a questa donna brillante e bellissima è stata scelta per un legame indiretto con la splendida location del Palazzo sul Livenza. Nel 1574 infatti Enrico di Valois, re di Polonia, nel suo viaggio verso Parigi per salire sul trono di Francia con il nome di Enrico III, sostò anche nella ricca dimora dei Ragazzoni a Sacile lungo la via per Venezia, dove la Serenissima lo accolse con 11 giorni di festeggiamenti, organizzati da artisti come Andrea Palladio, Andrea Gabrieli, Paolo Veronese e il Tintoretto. Anche Veronica Franco (del quale lo stesso Tintoretto ha lasciato un celebre ritratto) partecipò a questo storico evento: ella non fu soltanto il “regalo di una notte” offerto dalla Repubblica a un prezioso alleato, ma anche, visto il suo acceso nazionalismo, una “spia virtuale” inviata a carpire, approfittando dell’intimità col sovrano, importanti segreti di Stato a beneficio della Città di San Marco. Se il film ne ricostruisce – con un pizzico di ‘romanticismo’ – la vicenda umana, agli attori il compito di dare di nuovo voce ai suoi scritti, nella fastosa atmosfera del Palazzo nel Giardino della Serenissima. |
Tra le sale e i giardini della storica residenza, i personaggi delle commedie goldoniane accompagnano il pubblico per un insolito intrattenimento sul far della sera: una deliziosa degustazione di teatro e sapori della Serenissima, dove servi e padroni, astute maschere, nobili finti o decaduti, popolani chiassosi, allegre signorine, bari e birri si danno appuntamento per un brioso convivio, innalzando i calici alla Festa del Teatro. Tra scene e siparietti scelti dai più famosi copioni dell’Avvocato veneziano, assaggi di musica e degustazioni, nel segno delle migliori eccellenze del palcoscenico e della tavola, nelle antiche terre di “villeggiatura” della Serenissima. |
Lo spunto della serata nasce dal saggio di Leonardo Mello “Il Settecento veneziano: il teatro comico” (Corbo e Fiore editori, 2013) nel quale l’autore, apprezzato giornalista e ricercatore universitario, oltre a descrivere puntualmente e piacevolmente l'oggetto della sua ricerca, aiuta il lettore a superare i secoli e le profonde differenze che ci separano dalla Venezia della fine della Serenissima Repubblica, con rapidi continui e pertinenti riferimenti alla cultura contemporanea del teatro. Spaziando tra artisti, impresari ed attori, Mello dialogherà col regista Ferruccio Merisi, fresco di allestimento (in Siberia!) del fantasioso copione “Il re cervo” di Carlo Gozzi – grande antagonista della “riforma teatrale” goldoniana – mentre personaggi e pagine del teatro veneziano prenderanno vita attraverso le incursioni “a sorpresa” di attori e musicisti tra palco e platea. |