CONCLUSA CON SUCCESSO LA CARRELLATA "VENEXIANA" DEL PICCOLO TEATRO CITTÀ DI SACILE PER "MUSAE"

applausi anche a San Vito al Tagliamento nell’ultima serata dedicata ai Teatri veneziani del Settecento




Ultimi applausi al Teatro Arrigoni di San Vito al Tagliamento per il Piccolo Teatro Città di Sacile, che ha concluso con pieno successo la carrellata “Venexiana” presentata nel cartellone provinciale di Musae 2014. La bellissima sala ha fatto da cornice ideale alla conversazione-spettacolo che ha ospitato lo studioso veneziano Leonardo Mello, autore di un recente saggio dedicato al variegato mondo del teatro veneziano del Settecento. Il quadro presentato fa riferimento ad un periodo d’oro per la Serenissima, riletto con piacevoli aneddoti e interessanti approfondimenti a proposito delle moltissime sale attive nella città dei Dogi in quel periodo (ben sedici, con stagioni di teatro comico e melodramma) e ai generi teatrali maggiormente in voga, con uno sguardo attento agli autori, ai commedianti, agli impresari e al pubblico. Scene teatrali in costume, brevi contributi video, reading da documenti storici o da pagine di copioni citati nel volume hanno accompagnato con curiosità gli spettatori in una piacevole serata che ha accolto sul palco, ma anche sparsi tra palchi e platea, gli attori della Compagnia sacilese insieme ai giovani talenti dell’Academia d’Archi Arrigoni, associazione che ha offerto il perfetto contrappunto a tutte le precedenti serate proposte dalla locandina “Venexiana”, dai fasti del Cinquecento della poetessa-cortigiana Veronica Franco, nei saloni di Palazzo Ragazzoni a Sacile, al festoso aperitivo goldoniano di Palazzo Saclie a Polcenigo. Dopo la fine della Repubblica, a Venezia si aprì una lunga decadenza, che disperse molto di questo vivacissimo patrimonio letterario ed artistico: chiusi o scomparsi quasi tutti i teatri, resta però il simbolo de La Fenice, sala aperta nel 1792 non più grazie agli investimenti di “nobili patroni”, come le famiglie Grimani, Tron o Vendramin che lanciarono le sale dove Goldoni, l’abate Chiari e Carlo Gozzi si contendevano i gusti del pubblico, ma per volontà degli stessi spettatori, riuniti in Società. Segno dei tempi e monito per un futuro che, come ha sottolineato Mello, forse potrà ancora stupirci, come solo la modernità e vitalità del teatro sanno fare.
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